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L’impollinazione artificiale nel cinema

Un esempio lampante in cui l’impollinazione artificiale viene trattata in modo fantascientifico (ma non troppo, dati gli ultimi sviluppi dell’ingegneria), è l’ultimo episodio nella terza stagione della serie originale Netflix “Black Mirror”, intitolata “Odio nazionale” (“Hated in the Nation”, 2016). 
La serie è nota per proporre scenari in cui uno o più aspetti della tecnologia e della società vengono portati all’estremo, creando spesso dei veri e propri universi distopici. Ogni episodio della serie esamina uno scenario diverso: ad esempio, la mania della valutazione e dei social media crea un mondo in cui ognuno viene sottoposto a costante valutazione da parte delle altre persone, avendo la possibilità di accedere a diversi privilegi in base al proprio punteggio (“Caduta Libera”); in un altro episodio, invece, la morte viene sublimata e sconfitta, poiché le persone possono caricare le proprie coscienze in un mondo virtuale gestito da un server cloud, vivendo in un’eterna giovinezza (“San Junipero”).

In “Odio nazionale” (scritto da Charlie Brooker e diretto da James Hawes), la sindrome da spopolamento degli alveari ha portato le api sull’orlo dell’estinzione (Una frase famosa, attribuita incertamente ad Einsein: “Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita”); per impedire la catastrofe, l’uomo ha progettato speciali droni che emulano il comportamento delle api, permettendo così l'impollinazione “naturale” dei fiori. In questo immaginario, gli insetti drone automatizzati (IDA) riconoscono i fiori in modo rudimentale basandosi su sensori ottici; possono replicarsi in opportuni centri di riproduzione (degli “alveari”) e sono alimentati a energia solare. Non producono miele, la loro unica funzione è quella di volare di fiore in fiore per permettere la sopravvivenza della vita sulla Terra così come la conosciamo.



Un mondo perfetto, salvo un imprevisto: questi IDA vengono utilizzati come armi per compiere omicidi spaventosi e macabri. Infatti, un hacker riesce a intrufolarsi all’interno del sistema di governo dei droni, organizzando un macabro gioco in cui il vincitore della tendenza viene ucciso.


I droni, presentati in questo episodio, vengono menzionati nuovamente nell’episodio “Black Museum” della quarta stagione della serie, sempre scritto da Charlie Brooker, pubblicato su Netflix alla fine del 2017.

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I materiali, le forme e le funzioni sostitutive nell’impollinazione artificiale

Come si è visto , l’elemento artificiale nell’impollinazione è quello che ha a che vedere con il vettore, e non con l’oggetto; in natura, questi sono diversi a seconda delle specie. L’ impollinazione anemogama  affida al caso l’arrivo del polline, in quanto utilizza come mezzo di dispersione il vento. La pianta produce un’enorme quantità di polline e ciò avviene con una grande perdita di cellule; si affidano a questo metodo sia piante erbacee (graminacee e urticacee) sia piante arboree (pioppi, querce, faggi). Data la natura altamente casuale e imprevedibile che sfrutta questo vettore, le piante si sono evolute in modo tale da aumentare al massimo le probabilità di impollinazione, ad esempio con geometrie particolari che permettono allo stigma di catturare più polline possibile o fornendo quest’ultimo di appendici tali da poter sfruttare al meglio il trasporto aereo. [1] L’ impollinazione idrogama  interessa esclusivamente (ma non integralmente) le piante acquatiche. Qui si trovan

Abecedario illustrato dell’impollinazione artificiale

A Ape B Betula L. C Coevoluzione di piante e animali D Drone E Edmond Albius F Fecondazione G Gameti H Frasi H (Fitofarmaci) I Idrogama o Idrofila (Impollinazione) L Lobelia M Monade N Naturale O Ornitogama (Impollinazione) P Polline Q Quantità di polline per area R Raccolta S Stigma T Tetrade U Uomo V Vaniglia Z Zoogama (Impollinazione)

Mappa concettuale

Una prima mappa concettuale sul concetto di “impollinazione artificiale”.