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Gli elementi dell’impollinazione artificiale

Per definire quali siano gli elementi della cosa artificiale che abbiamo in esame, è opportuno riprendere la definizione già presentata nel post precedente. L’impollinazione è un “processo che talora viene confuso con la gamia o fecondazione dalla quale tuttavia è ben distinto, anche se ne rappresenta il presupposto […], riguarda solo il trasporto del polline dall’antera, dove è stato prodotto, fin sullo stimma del pistillo appropriato. Solo successivamente avviene il processo di gamia con l’unione dei gameti maschili (nuclei spermatici) con l’ovocellula formatasi nell’ovulo.”[1] Questa distinzione è profondamente rilevante e discriminante, in quanto definisce in modo preciso e dettagliato quali siano i confini dell’impollinazione e quelli invece della gamia, quindi dell’inseminazione.
Questo perché, a differenza degli animali, nelle piante la gamia può avvenire solo mediante conduzione dei nuclei spermatici in prossimità dell’ovocellula o delle parti dell’inflorescenza destinate al trasporto dall’immediato esterno alla regione dell’ovulo. Nel caso di piante che producono fiori ermafroditi, l’impollinazione può avvenire spontaneamente (autoimpollinazione) in quanto antera e pistillo si ritrovano già in posizione avvantaggiata. In altri casi (che si tratti di fiori ermafroditi e non) il trasporto deve avvenire, più o meno necessariamente, attraverso l’azione di agenti esterni, che siano atmosferici (come il vento) o animali (insetti, uccelli, piccoli mammiferi); anzi, in molti casi questa condizione di trasporto è assolutamente necessaria in quanto si mettono in atto meccanismi di difesa biologica atti ad impedire l’autoimpollinazione, come l’autosterilità: meccanismo che si ritrova in moltissime piante da frutto come meli e peri[2].

[1] Aa. Vv., a cura di Tozzi, M., impollinazione. (2005) Scienze Naturali. Milano: Federico Motta Editore, pp. 798-800
[2] Ibid.

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I modelli dell’impollinazione artificiale

Poiché non sarebbe corretto parlare di “modelli di impollinazione artificiale”, in quanto questa rappresenta al più una tecnica o una tecnologia, si citeranno alcuni modelli di macchinari che vengono impiegati nella sua esecuzione.  L’impollinazione artificiale è spesso costituita da due fasi distinte: la raccolta  del polline e la distribuzione  dello stesso, fecondando di fatto il fiore. Nella prima fase, è possibile utilizzare un macchinario come AspiraPollineMini2  predisposta per la raccolta del polline a 2 operatori. Indicata per chi vuol raccogliere il proprio polline nella proporia azienda (fino a 130 g/ora), è caratterizzata da grande maneggevolezza (solo 9 kg), ed è facile da trasportare grazie alle 2 ruote ed ai piedi telescopici richiudibili. ll polline raccolto si può conservare a 4°C per 4–5 giorni per effettuare l’impollinazione nei giorni immediatamente successivi alla raccolta, mentre per periodi più lunghi può essere conservato a -18°C p...

I brevetti dell’impollinazione artificiale

Il brevetto legato all’impollinazione artificiale più datato che è stato possibile reperire nell’ambito di questa ricerca riporta il codice  US2324801A : Datato 6 luglio 1942, descrive un sistema di distribuzione del polline fra più piante o alberi, specialmente nella distribuzione degli alberi di nocciole. Il brevetto successivo, del 5 marzo 1964, riporta un sistema di distribuzione per filari, pensato per i pomodori coltivati in serra ( US3286403A ): Il più recente è invece stato presentato il 21 gennaio 2017 (poco più di un anno fa) in Cina, presentando un apparato per l’impollinazione delle Peonie (uso cosmetico) con il codice  CN206586117U