Come si è visto, l’elemento artificiale nell’impollinazione è quello che ha a che vedere con il vettore, e non con l’oggetto; in natura, questi sono diversi a seconda delle specie.
L’impollinazione artificiale vede l’uomo sostituirsi a questi vettori, ed è una tecnica strettamente legata all’agricoltura: dove gli impollinatori naturali siano insufficienti o addirittura assenti (e.g. assenza di insetti dovuta all’uso di fitofarmaci, o assenza di condizioni atmosferiche come il vento a causa di coltivazione in serre), oppure nel caso si stia tentando di ottenere nuove varietà ibridando specie differenti, oppure ancora dove le condizioni di coltivazione non sono più quelle originarie perché il contesto geografico è differente (e quindi gli impollinatori naturali non sono disponibili).[5]
- L’impollinazione anemogama affida al caso l’arrivo del polline, in quanto utilizza come mezzo di dispersione il vento. La pianta produce un’enorme quantità di polline e ciò avviene con una grande perdita di cellule; si affidano a questo metodo sia piante erbacee (graminacee e urticacee) sia piante arboree (pioppi, querce, faggi). Data la natura altamente casuale e imprevedibile che sfrutta questo vettore, le piante si sono evolute in modo tale da aumentare al massimo le probabilità di impollinazione, ad esempio con geometrie particolari che permettono allo stigma di catturare più polline possibile o fornendo quest’ultimo di appendici tali da poter sfruttare al meglio il trasporto aereo.[1]
- L’impollinazione idrogama interessa esclusivamente (ma non integralmente) le piante acquatiche. Qui si trovano meccanismi differenti tra le specie che vivono completamente sommerse e producono fiori che rimangono pure sommersi, e le piante che spingono i loro fiori sul pelo dell’acqua. In questo caso la difficoltà principale riscontrata dalla pianta e di tipo chimico, in quanto la concentrazione osmotica della cellula pollinica è di norma elevatissima, per cui il contatto con l’acqua provocherebbe la sua esplosione; perciò i fiori devono produrre protezioni resistenti per il polline, che poi verrà trasportato dalle correnti. Anche in questo caso, la natura dell’impollinazione è altamente aleatoria.[2]
- L’impollinazione zoogama mostra i più vari adattamenti. Come dice il nome, si avvale di vettori animali; in generale vengono formate corolle di notevole grandezza e vivamente colorate, ben visibili agli animali, che vengono guidati verso gli organi riproduttori della pianta[3], dove vengono anche prodotte notevoli quantità di nettare (non presente ove l’impollinazione adoperata sia quella anemogama o idrogama)[4].
L’impollinazione artificiale vede l’uomo sostituirsi a questi vettori, ed è una tecnica strettamente legata all’agricoltura: dove gli impollinatori naturali siano insufficienti o addirittura assenti (e.g. assenza di insetti dovuta all’uso di fitofarmaci, o assenza di condizioni atmosferiche come il vento a causa di coltivazione in serre), oppure nel caso si stia tentando di ottenere nuove varietà ibridando specie differenti, oppure ancora dove le condizioni di coltivazione non sono più quelle originarie perché il contesto geografico è differente (e quindi gli impollinatori naturali non sono disponibili).[5]
Un esempio molto particolare in cui l’impollinazione artificiale è essenziale lo si ritrova nella produzione della vaniglia, prodotto di larghissimo consumo a livello mondiale adoperato per la produzione di prelibatezze gastronomiche quanto di cosmetici. Si tratta di un’orchidea originaria del Messico che oggi è coltivata in varie aree subtropicali in tutto il mondo. L’impollinazione dei fiori di questa pianta avviene naturalmente ad opera di una specie di api detta “melipona”, più piccola delle comuni api da miele; proprio a causa della mancanza di questo impollinatore naturale, la vaniglia poteva essere coltivata solo in Sudamerica con produzioni limitate. Tuttavia, già nel 1836 si eseguono i primi tentativi di impollinazione artificiale, e nel 1841 un giovane schiavo di Bourbon, Edmond Albius, appena dodicenne, mette a punto la tecnica di impollinazione che ancora oggi viene utilizzata per la produzione della pregiata spezia, contribuendo alla fama dell’isola africana.[6] [7]
Impollinazione manuale della Vaniglia a Bourbon. YouTube
Le metodologie di impollinazione artificiale sono fra le più varie, che vanno dall’utilizzo di pennelli e tamponi per il trasferimento di polline all’azione meccanica dello sfregamento dei fiori, fino all’utilizzo di particolari sospensioni di polline in soluzioni chimiche.[8]
[1] Aa. Vv., a cura di Tozzi, M., impollinazione. (2005) Scienze Naturali. Milano: Federico Motta Editore, pp. 798-800
[2] Ibid.
[3] Ibid.
[4] Impollinazione. (2017) Wikipedia. Consultabile a https://it.wikipedia.org/wiki/Impollinazione (consultato: 30/10/2017)
[5] Ibid.
[6] Vanilla Planifolia. (2017) Wikipedia. Consultabile a https://it.wikipedia.org/wiki/Vanilla_planifolia (consultato: 30/10/2017)
[7] La fécondation de la vanille par Edmond Albius - Découverte de l'île de la Réunion. Consultabile a http://reunionweb.org/decouverte/personnages/edmond-albius (consultato: 30/10/2017)
[8] Kepka, A. K., The use of Auxin sprays or Artificial Pollination in order to improve fruit-setting of tomatoes grown under glass. Consultabile a http://www.actahort.org/books/4/4_11.htm (consultato: 30/10/2017)
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